A
B
- Beta titolo azionario, indica la tendenza del rendimento di un'attività a variare in conseguenza di variazioni di mercato. Se il coefficiente beta è superiore a 1, il titolo tenderà ad amplificare i movimenti del mercato, se il coefficiente beta è inferiore a 1, il titolo tenderà a muoversi meno del mercato, infine se il coefficiente beta è pari a 1, il titolo si muoverà in linea con il mercato.
- Buy back, è l'effetto opposto della diluizione. In questo caso le aziende decidono di riacquistare le azioni precedentemente emesse in circolazione togliendole così dal mercato. Lo scopo primario è quello di garantire una remunerazione agli azionisti; infatti riducendo il numero di azioni presenti sul mercato vi sarà un aumento del valore di quelle rimanenti (distribuzione dell'utile su un numero minore di azioni, EPS)
C
- Coefficiente Alfa di Jensen, permette di vedere la extra-performance di un portafoglio rispetto al benchmark aggiustata per il rischio.
- Cash Flow, il flusso di cassa, è una delle grandezze finanziarie più importanti per l'impresa, al punto tale da condizionarne il successo o il fallimento. Il cash flow, da non confondere con l'utile dell'esercizio, è l'ammontare delle risorse finanziarie nette prodotte dall'impresa in un anno, come differenza tra tutte le entrate e tutte le uscite generate; cioè è la differenza tra il liquido "entrato" per i ricavi e il liquido uscito per i costi. Il cash flow può essere considerato come una misura dell'autofinanziamento dell'azienda, con l'obiettivo di generare un flusso di cassa sufficiente per onorare i propri impegni e remunerare i soci. Per esempio un'azienda che distribuisce dei prodotti X nel territorio nazionale è un esempio di cash flow negativo, perché compra dalle fabbriche con pagamento a vista, o a 30 giorni e vende ai clienti a 60, 90 fino a 180 giorni, ciò vuol dire che mette sul piatto del denaro oggi e incassa nella migliore delle ipotesi tra 2 o 3 mesi.
- Capitalizzazione (market cap), è il numero totale di azioni emesse da una società quotata moltiplicato per il loro prezzo corrente. Nel definire il numero totale delle azioni, si tiene conto sia di quelle quotate sul mercato (anche detto "flottante"), sia di quelle non oggetto di libero scambio, per esempio le azioni bloccate, come quelle detenute dai governi.
D
- Diluizione, è la situazione che si verifica a seguito dell'aumento del numero di azioni della società (p.e. ciò accade per un aumento di capitale). L'utile distribuito dalla società verrà diviso su più azioni. Esempio: un'azienda che abbia generato degli utili e che decida di quotarsi in borsa (vendendo le proprie quote al pubblico, p.e. 3 azioni) dovrà distribuire gli utili equamente in ogni singola azione (EPS, utile per azione). In questo caso quindi ogni azione rappresenterà un terzo degli utili dell'azienda. Supponendo che il prezzo di ogni singola azione sia 50€, l'azienda avrà raccolto 150€. Successivamente l'azienda ha bisogno di nuovi fondi e per farlo decide di emettere nuove azioni "diluendo" le 3 azioni precedentemente emesse. Adesso ogni azione rappresenterà un quarto degli utili dell'azienda e di conseguenza le azioni varranno meno (es: tutte e quattro a 40€). L'effetto della diluizione è stato quindi quello di abbassare del 20% il valore delle prime 3 azioni emesse, causando un'importante perdita agli azionisti che avevano comprato all'inizio. La diluizione non è sempre qualcosa di "negativo"; di solito le aziende raccolgono nuovi capitali per poterli sfruttare e farli fruttare in modo che questi capitali abbiano un rendimento. Per chi investe nel lungo periodo è importante sapere il numero di azioni in circolazione (flottante) per i vari anni, in modo tale da vedere se questo numero aumenta. E' possibile trovare informazioni di questo tipo su Seeking Alpha oppure direttamente nei bilanci delle aziende. Se il numero delle azioni in circolazione di un'azienda aumenta è bene confrontare la crescita degli utili con la crescita del numero delle azioni. Per esempio se l'azienda ogni anno aumenta del 10% le proprie azioni e contemporaneamente l'utile aziendale è aumentato più del 10% allora in questo caso la diluizione è compensata dall'effetto della crescita
- Dividend yield, rappresenta un tasso di rendimento azionario, è dato dal rapporto tra il dividendo e il prezzo di una singola azione e viene espresso in percentuale. Un rendimento elevato può anche non essere una cosa del tutto positiva dato che ogni euro che un'azienda paga di dividendi è un euro in meno da investire per far crescere il capitale. Se da una parte essere pagati per possedere un titolo è qualcosa di molto attraente, gli azionisti possono guadagnare ancor di più nel momento in cui cresce il valore del titolo da loro posseduto. In altre parole, un alto dividend yield può non essere del tutto positivo.
- Dividend payout ratio, è dato dal rapporto tra dividendi pagati e l'utile netto. E' un sistema per misurare la porzione dei ricavi di un'azienda che viene pagata ai propri investitori sotto forma di dividendi invece che essere reinvestita in azienda in un dato periodo di tempo. Di solito, le imprese con pay out ratio maggiori tendono a essere più mature: società più stabili che si sono già sviluppate in maniera significativa, mentre quelle che hanno pay out ratio minori di solito sono più giovani e con elevati margini di crescita potenziale.
E
- EPS (utile per azione), è una parte del profitto della società assegnata a ciascuna delle azioni ordinarie in circolazione. L'EPS è l'utile netto a disposizione per ciascuna azione in circolazione. L'EPS viene calcolato sottraendo i dividendi privilegiati all'utile netto e dividendo la differenza per il numero medio di azioni emesse in circolazione. Per il calcolo, è più corretto utilizzare il numero medio di azioni in circolazione durante il periodo di riferimento perché il numero di azioni in circolazione può cambiare nel tempo. Esistono due tipologie di utile per azione: basic earnings per share - indicatore che risulta dalla divisione dell'utile netto disponibile per gli azionisti ordinari con la media ponderata delle azioni ordinarie in circolazione durante l'anno. In questo modo si tiene conto delle possibili variazioni del numero di azioni in circolazione. Diluted earnings per share - le azioni ordinarie prese a riferimento sono una stima sulla base dell'effetto di esercizio e della possibile conversione dei titoli. Esempio di calcolo per basic earning per share: supponiamo che una società abbia un utile netto di 25 milioni. Se la società paga 1 milione in dividendi privilegiati e ha 10 milioni di azioni nell'arco temporale della prima metà dell'anno e 15 milioni di azioni nell'altra metà, l'EPS sarà: (Utile - Dividendi) / [(0.5*10)+(0.5*15)] = 1.92. Un aspetto importante dell'EPS è il capitale necessario per generare i guadagni (utile netto) nel calcolo. Due società potrebbero generare lo stesso importo di utile per azione. Una società potrebbe riuscirci tagliando gli investimenti nonostante questa possa essere più efficiente utilizzando il proprio capitale per generare più reddito. Solo quando i parametri delle due società saranno simili, un'azienda potrà essere considerata «migliore» di un'altra. Gli investitori dovrebbero essere consapevoli della manipolazione effettuata sul capitale necessario al momento del calcolo dell'utile netto della compagnia
- EBIT, Earnings Before Interest and Taxes è una misura utilizzata nel calcolo del cash flow per l'impresa. L'EBIT rappresenta una misura di utile operativo prima degli oneri finanziari e delle imposte. L'EBIT si ottiene rielaborando le voci di conto economico nel seguente modo: Fatturato - Costo del venduto = Margine Operativo Lordo - Costi operativi = EBIT. Tra i costi operativi rientrano tra gli altri gli ammortamenti. Alternativamente esso si può ottenere partendo dal Risultato operativo netto (definito come il risultato della gestione operativa al lordo delle imposte e dei costi non operativi) e sottraendovi i costi extra operativi.
F
- Frazionamento di azioni (stock split), è esattamente il contrario del reverse stock split. In questo caso la società decide di dividere le azioni esistenti in pezzi più piccoli. Chiaramente il numero totale di azioni aumenta ma il valore della società resta sempre lo stesso. Supponiamo che una società decida di fare un frazionamento con un rapporto di 2:1. In questo caso l'azionista riceverà 2 azioni per ogni azione posseduta. Il numero delle azioni totale della società viene raddoppiato, ma dato che non si è creato valore, il prezzo della singola azione si sarà dimezzato. Quest'operazione avviene quando il valore delle azioni è salito cosi tanto che l'acquisto o la vendita di un singolo titolo non è per tutti, rischiando in questo modo di escludere un'ampia platea di investitori
- Flottante, totale delle azioni in circolazione (quotate sul mercato e non oggetto di libero scambio, per esempio le azioni bloccate, come quelle detenute dai governi). Il valore del flottante è quindi parte della capitalizzazione.
G
H
I
- Indice di Sharpe, è un indicatore che misura l'extra-rendimento, rispetto al tasso risk free, realizzato da un portafoglio (o da un fondo) per unità di rischio complessivo sopportato
- Indice di Sortino, si tratta di una misura della performance di un portafoglio d'investimento: esso si propone di misurare il rendimento di un'attività finanziaria corretto per il rischio. Per meglio dire, punta a misurare l'extra rendimento di un portafoglio rispetto al minimo accettabile. A differenza dell'Indice di Sharpe, il Sortino ratio considera soltanto la volatilità negativa (downside deviation).
- IRR (Internal Rate of Return),
L
M
- Markowitz, per costruire un portafoglio occorre individuare titoli la cui combinazione minimizzi il rischio e massimizzi il rendimento; per fare ciò Markowitz introdusse il concetto di correlazione fra i titoli. Approfondimento qui.
N
O
P
- Price/Book Value (P/BV), è dato dal rapporto tra il prezzo di mercato (quotazione) di un'azione e il valore del capitale proprio della società risultante dal bilancio (valore di libro) per azione. E' noto anche come Prezzo/Valore Contabile.
Q
R
- Reverse stock split (raggruppamento di azioni), è un operazione societaria che mira a ridurre il numero di azioni in circolazione sul mercato. In caso di raggruppamento, gli azionisti alla fine del processo riceveranno un numero di azioni minore rispetto a quello di partenza, proprio perché più azioni sono state "raggruppate" in una singola azione. Supponiamo che una società abbia 100 milioni di azioni e un prezzo di quotazione di 50 centesimi di euro per azione. Un giorno la società decide di voler fare un reverse stock split. "Il rapporto", ossia la proporzione con cui si andrà ad eseguire il raggruppamento sarà di 1 : 25. Questo significa che gli azionisti riceveranno un'azione per ogni 25 che ne possedevano prima; il numero totale di azioni della società si sarà ridotto dai 100 milioni iniziali a 4 milioni. Se il valore della società è sempre lo stesso e le azioni sono diminuite, ciò che è aumentato è il prezzo per singola azione. La capitalizzazione della società era e resterà di 50 milioni. Il nuovo numero di azioni è 4 milioni, quindi il prezzo per azioni dopo il raggruppamento sarà di 12,5 €. Lo stesso discorso vale per il singolo investitore: se un investitore aveva in portafoglio 100 azioni della società ad un valore di 0,5 euro, dopo il raggruppamento si troverà 4 azioni con un valore di 12,5 euro. In entrambi i casi il controvalore è sempre di 50 €. Le operazioni di raggruppamento di solito non sono viste di buon occhio. In America ad esempio, vengono usate come tattica per far in modo che il prezzo delle azioni delle società non finisca sotto il valore di un dollaro, in quanto rischiano di essere delistate dalla borse
- ROI (Return On Investment),
S
- Sharpe ratio, è uno degli indicatori più noti e diffusi per sapere se il rischio di un investimento è ripagato dal suo rendimento. In sostanza questo indice indica, per ogni unità di rischio assunto, qual è stato il rendimento in eccesso dell'investimento rispetto ad un investimento a rischio zero (es: un US Treasury). Grazie all'indice di Sharpe è possibile comparare diversi investimenti e definirne l'efficienza relativa, stabilire, cioè, quale sia stato in grado di garantire il maggiore extra rendimento (differenza tra rendimento dell'investimento e rendimento a rischio zero) per unità di rischio. Fondamentalmente più è elevato lo Sharpe ratio e migliore è il valore dei ritorni relativamente al rischio.
Stock picking, con questo termine si intende un determinato approccio all'investimento azionario che si basa sulla accurata selezione delle singole azioni da detenere in portafoglio attraverso lo studio dei bilanci e delle storie societarie. È un approccio "micro" che si differenzia da altre strategie di investimento "macro" che si focalizzano sui settori, sulle aree geografiche ecc.
Stock screener di titoli azionari, è il punto di partenza per effettuare una prima scrematura dei titoli, ma in seguito i risultati evidenziati devono essere valutati in modo approfondito per trovare le aziende che rispondano alle proprie esigenze di trading online.
- Startup lifecycle, analizzando la vita di una startup, le fasi relative alla sua maturazione possono essere aggregate essenzialmente in 4 stadi:
- Seed: lo stadio iniziale, seguente alla concezione dell'idea. In questo momento l'imprenditore esamina la fattibilità del progetto, inoltre inizia a valutare le opportunità di mercato e le competenze di cui dispone. Non vi sono ancora previsioni puntuali riguardo a investimenti ed entrate.
- Startup (Avvio): la fase esecutiva di startup, in cui l'impresa si lancia sul mercato. Comprende il periodo di tempo necessario affinché il progetto imprenditoriale si sviluppi da un punto di vista tecnico, l'inizio della produzione vera e propria e le prime entrate in termini monetari.
- Growth (Crescita): si ha quando l'attività inizia finalmente ad ampliarsi e aumenta il fatturato per via dell'accrescimento del numero dei clienti e delle vendite. In questo stadio potrebbero servire ulteriori risorse debite ad espandere l'attività e a soddisfare la crescita della domanda.
- Exit (Uscita): è la fase di passaggio dallo stato di startup ad altra fase, connesso ad una delle seguenti tipologie di exit:
- IPO (Initial Pubblic Offering): l'impresa viene quotata in borsa diventando pubblica;
- Acquisizione dell'azienda da parte di terzi;
- Buyback: l'imprenditore riacquista le quote della Startup eventualmente cedute durante la fase di raccolta
degli investimenti, rimanendo l'unico proprietario dell'impresa;
- Secondary Sale: l'imprenditore vende delle quote della società a terzi, mantenendone una parte;
- Write-off: accade quando l'azienda è prossima al fallimento e quindi gli investitori decidono di ritirarsi
dall'investimento)