ETF, ribilanciare un portafoglio

04.04.2020

Ribilanciare un portafoglio significa determinare la sua composizione percentuale ai valori di mercato per confrontarla con quella iniziale. Il ribilanciamento quindi consente di togliere da chi è salito troppo per aumentare chi è cresciuto poco o è sceso 

La regola di Larry Swedroe

Supponiamo di aver investito in azioni il 45% del capitale e in obbligazioni il restante 55%. Poiché il peso delle due attività che compongono il portafoglio supera il 10%, una volta all'anno farai un ribilanciamento se il loro peso sarà salito (o sceso) di almeno il 5% calcolato sul patrimonio totale. Supponiamo che le azioni siano salite e che il loro peso ora sia del 50%. Le obbligazioni, invece, sono scese ed il loro peso si è "fermato" anch'esso al 50%. Rispetto ai pesi iniziali avremmo avuto uno scostamento del 5% sul totale, per cui venderemo il 5% delle azioni per comprare il 5% delle obbligazioni, ripristinando i pesi iniziali. Se, invece, lo scostamento fosse stato inferiore al 5% non avremmo fatto assolutamente nulla, evitando così di movimentare troppo il nostro portafoglio.

Se avessimo avuto un ETF di nicchia che pesa solo il 5% del totale (ad esempio 5.000 € su cento investiti) avremmo fatto un ribilanciamento solo se il suo peso sul totale si fosse mosso dell' 1,25% (il 25% di 5). Se il peso dell'ETF fosse stato inferiore al 3,75% avremmo comprato un altro 1,25% dell'ETF riportandone il peso al 5%. Se il valore fosse salito di oltre il 6,25% avremmo venduto l'eccedenza per riportarlo al 5% iniziale.

Questo modo di procedere eviterebbe una eccessiva movimentazione del portafoglio, causata da variazioni minime delle quotazioni mentre permetterebbe un ribilanciamento efficace in caso di "grosse" oscillazioni dei valori sottostanti.

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