Tassi di interesse e obbligazioni
Il prezzo di un'obbligazione è legato all'andamento dei tassi di interesse. Più precisamente, all'aumentare dei tassi di interesse, il prezzo del titolo obbligazionario scende e viceversa. ll fenomeno è abbastanza ovvio per chi conosce la dinamica del prezzo delle obbligazioni al variare dei tassi, ma è sicuramente oscuro e controintuitivo alla maggior parte degli investitori.

Il tasso di interesse è essenzialmente il costo del denaro. Rappresenta contestualmente due cose:
- il prezzo necessario a convincere coloro che hanno a disposizione denaro contante a rinunciare a spenderlo subito e a prestarlo a qualcun'altro;
- la ricompensa per il rischio che il debitore, cioè chi emette l'obbligazione, non onori a scadenza il debito - cioè non paghi quanto dovuto in termini di capitale e interessi.
Il costo del denaro, il tasso di interesse, non è sempre uguale, ma si muove nel tempo, seguendo la legge della domanda e dell'offerta. Non esiste un unico motivo per cui domanda e offerta di denaro variano di continuo, ve ne sono molteplici. Schematizzando la situazione, è possibile dire che sul mercato del denaro sono presenti due forze ben distinte:
- da un lato i risparmiatori, cioè coloro che hanno del denaro da parte e vogliono investirlo;
- dall'altro coloro (imprese, Stati) che hanno bisogno di denaro per finanziare i progetti.
Queste due forze non sono uguali e, a seconda dell'intensità dell'una o dell'altra, i tassi di interesse possono salire o scendere mettendo così in equilibrio il mercato del denaro (cioè del credito), regolato dalla classica legge della domanda e dell'offerta. Solitamente i tassi di interesse tendono a salire quando ci si trova in una fase di crescita economica. In questa fase le società e le persone, spinte dall'ottimismo del contesto, sono portate a chiedere più credito. Quando c'è tanta domanda il prezzo inevitabilmente sale: proprio ciò che si verifica sul mercato del credito, con il tasso di interesse che viene spinto al rialzo.
Viceversa, nei periodi di crisi, quando la domanda di credito scende ai minimi, i tassi d'interesse si spostano verso il basso. Anche la percezione del rischio del debitore ha un ruolo nella determinazione dei tassi di interesse. Più aumenta il timore che il debitore non sia in grado di ripagare i creditori e più il costo del denaro aumenta.
Relazione inversa tra tassi di interesse e obbligazioni
Il prezzo di un'obbligazione è inversamente correlato all'andamento dei tassi di interesse. All'aumentare dei tassi di interesse, il prezzo del titolo obbligazionario scende e viceversa.
Supponiamo di aver acquistato un'obbligazione che costa 100, duri un anno e riconosca un interesse dell'1%. Fra un anno il capitale sara pari a 101. Supponiamo adesso che dopo aver comprato l'obbligazione venissero alzati i tassi di interesse all'1,5% annuo, con un incremento quindi dello 0,5%. Se volessimo rivenderla subito non troveremmo nessuno disposto a comprarla, restituendoci i 100 pagati; la ragione è che dopo un anno incasserebbe 101 e quindi maturerebbe un interesse dell'1% quando ormai i tassi di interesse sono stati portati all'1,5%. L'unico modo per rendere appetibile l'obbligazione sarà abbassare il prezzo; in pratica a scadenza verrà restituito sempre 101 e quindi si dovrà ricalcolare il prezzo dell'obbligazione con il nuovo tasso corrente (1,5%) e otterremmo 99.5. Questo sarà il valore a cui potremo vendere la nostra obbligazione con scadenza a un anno e cedola dell'1%. I tassi sono saliti di uno 0,5% annuo e l'obbligazione che dura un anno ha perso uno 0,5%. Se fosse durata due anni avrebbe perso l'1%, tre anni l'1,5%, quattro il 2% e così via sino al numero di anni di scadenza residua dell'obbligazione.
Nel caso invece di una discesa dei tassi si avrà il fenomeno inverso. Ipotizziamo di comprare un'obbligazione che presenta una cedola annua del 2%, valore nominale e prezzo di acquisto pari a 100. Questo significa che alla fine dell'anno otterremo un importo pari a 102€. Immaginiamo adesso che la BCE decida di tagliare i tassi all'1,5%. La nostra obbligazione continuerà a pagarci il 2% annuo, ma questa remunerazione è più elevata del tasso corrente dopo il taglio della BCE (1,5% appunto). Molti allora vorranno acquistare il titolo con cedola al 2%: di conseguenza la domanda crescerà e, a parità d'offerta, il prezzo dell'obbligazione salirà a 100,50€. Naturalmente questo effetto benefico si avrà sull'intera durata dell'obbligazione, a patto che questa stacchi delle cedole a tasso fisso. Per le obbligazioni a tasso variabile, invece, l'impatto sarà più modesto perché interesserà solo la cedola in corso; le successive infatti corrisponderanno al nuovo tasso di interesse, purché la variazione dei tassi di interesse non avvenga dopo che la nuova cedola sia già stata determinata, in quel caso l'impatto sarà maggiore e influenzerà il periodo di pagamento di due cedole.
Rendimento netto di un'obbligazione
Per calcolare il rendimento netto di un'obbligazione a tasso fisso è possibile usare un tool online, che tiene conto sia della cedola che del guadagno in conto capitale di un titolo obbligazionario, al netto del carico fiscale. I dati che devono essere inseriti sono i seguenti:
- Data acquisto
- Prezzo di acquisto
- Valore nominale
- Tasso lordo di interesse
- Tassazione (12,5 % o 26%)
- Prezzo rimborso/vendita
- Data rimborso/vendita
Dopo aver inserito tutti i dati richiesti, il tool restituirà il rendimento effettivo netto annuo dell'obbligazione a tasso fisso che state analizzando.
Considerazioni
Oggi il rischio delle obbligazioni raffrontato al rendimento che riconoscono è estremamente penalizzante. In un periodo di tassi storicamente bassi, la probabilità che vi sia un rialzo è praticamente certa. Chi detiene obbligazioni attraverso fondi o ETF non avrà modo di sottrarsi alla perdita che colpirà in base alla vita media delle obbligazioni in portafoglio. Se proprio si insiste a voler investire in obbligazioni, meglio mantenersi su scadenze inferiori ai 3 anni e scaglionare le scadenze in modo di avere almeno ogni 6 mesi delle obbligazioni in scadenza.
Inoltre bisogna sapere che detenere un'obbligazione che rende meno dei tassi di mercato ha un costo; infatti non si colgono opportunità di rendimento maggiore. Mantenere un'obbligazione sino al suo termine è ragionevole solo se la scadenza non è troppo lontana, massimo un paio d'anni. Le scadenze lunghe infatti espongono maggiormente al rischio di solvibilità dell'emittente.