Trading su azioni: un esempio

18.04.2020

Iniziare a operare nel mercato azionario non è affatto semplice. Prima di comprare un'azione di qualche società è bene avere una strategia, o meglio ancora dei passi (regole) da seguire per gestire al meglio l'ansia e lo stress. Investire è come dirigere un'impresa e per farlo occorre possedere passione, pazienza e costanza. 

Il metodo base per investire in azioni consiste nel comprare titoli di una singola società che mostra di avere un buon potenziale di crescita. Ma come iniziare? Le domande che chiunque dovrebbe porsi prima di iniziare ad operare con le azioni sono:

  • Quali azioni comprare? Quando comprarle e quando venderle?
  • Come gestire le posizioni in profitto?
  • Quanto capitale è possibile perdere in una singola azione e in un singolo settore?
  • Qual è la perdita massima accettabile per singola operazione e sul portafoglio?

Quando si inizia a investire nelle azioni senza avere una strategia ben precisa o sarà molto facile incorrere in perdite che diventeranno impossibili da recuperare. Ogni investitore ha il proprio approccio, che di norma può variare da un metodo meramente qualitativo a uno esclusivamente quantitativo. La strategia che si intende seguire in questo esempio si basa sull'utilizzo dell'analisi tecnica per la selezione dei titoli che potrebbero dar vita a un trend rialzista. L'analisi fondamentale non aiuta per quanto concerne il discorso del timing di ingresso e uscita, e questo è un aspetto molto importante da considerare. Di seguito una road map da rispettare prima di iniziare a operare sui mercati finanziari:

  1. Regole del Trading System 
  2. BackTesting 
  3. Stock Screener
  4. Analisi tecnica
  5. Analisi fondamentale

Regole del Trading System

Un trading system non è altro che un insieme di regole operative che un trader adotta come strategia per operare sui mercati finanziari. Il trading system utilizzato in questo esempio è basato sui seguenti principi:

  1. Obiettivo: buy su trend following per azioni USA Small Cap (ma si adatta bene anche a strumenti direzionali o molto volatili in trading range: criptovalute, forex, etf, materie prime)
  2. Setup di ingresso: cross over di diversi indicatori di Analisi Tecnica (ROC)
  3. Setup di uscita: cross under di diversi indicatori di Analisi Tecnica (ROC)
  4. Size di ingresso: 5% del capitale a disposizione; dilazionare gli acquisti nel tempo, per limitare i rischi 
  5. Diversificazione: la % delle azioni detenute di uno stesso settore o paese non deve superare il 20% o 25% del portafoglio
  6. Risk/Reward: minimo 1:2, meglio se 1:3
  7. Stop Loss: 10% del 5% della size di ingresso, corrisponde al 0.5% del capitale disponibile
  8. Take Profit: dinamico, deve tener conto del Risk/Reward
  9. Gestione della posizione: trailing stop al 50% del paper profit; chiusura della posizione quando la tendenza rialzista si interrompe (i prezzi iniziano a segnare dei massimi e minimi decrescenti) o la crescita della società si interrompe (utili e fatturato in calo)

BackTesting

Il BackTesting è un procedimento volto a ottimizzare una strategia di trading. Il BackTesting viene eseguito su dati storici, del passato. Se il Backtesting da buoni risultati, la strategia verrà poi applicata su dati nuovi per verificare se i risultati sono costanti. Una regola fondamentale è saper analizzare un trading system tramite i dati che si hanno a disposizione. I parametri più importanti da tenere in considerazione nei BackTest sono:

  • il fattore di profitto
  • la media delle operazioni
  • il max drawdown
  • la % massima di esposizione al rischio
  • l'equity line

Una volta verificata la bontà del BackTest su uno strumento adatto al nostro Trading System - su periodo storico importante - sarà possibile procedere con lo sviluppo dello Screener.

Stock Screener

Per trovare facilmente dei titoli azionari che rientrino nella nostra strategia è necessario utilizzare dei tool automatici. Uno degli strumenti più potenti per trovare azioni di aziende di qualità è lo stock screener, un software che scandaglia il mercato azionario alla ricerca di un ristretto numero di società rispondenti alle caratteristiche desiderate. E' possibile creare screener basati su analisi fondamentale o su analisi tecnica. Nel nostro caso è necessario avere a disposizione uno screener di analisi tecnica che sia in grado di filtrare automaticamente tutte le azioni che rientrano nei requisiti della nostra strategia. Per far ciò è possibile utilizzare la sezione ProScreener della piattaforma ProRealTime

E al termine della fase di progettazione sarà necessario indicare su quale mercato borsistico dovrà girare lo screener. Di seguito, per esempio, sono state individuati 4 titoli del mercato NYSE che in questo momento stanno rispettando i requisiti della nostra strategia:

Adesso è possibile procedere con lo studio dell'analisi tecnica delle azioni individuate dallo screener per capire se il timing di ingresso è quello giusto oppure se conviene ancora aspettare.

Analisi Tecnica

L'analisi tecnica è un mezzo per esaminare e prevedere i movimenti di prezzo nei mercati finanziari, sulla base dello studio dei grafici dei prezzi. Grazie all'A.T. sarà più facile capire quando entrare o uscire dal mercato finanziario. Prendiamo in esame uno dei 4 titoli individuati dallo Screener, per esempio Dollar General Corporation e analizziamo il suo grafico. E' possibile vedere chiaramente che il prezzo sta testando una trendline importante e quindi non sembrerebbe conveniente comprare adesso in quanto il prezzo potrebbe rimbalzare. Si potrebbe attendere un breakout e entrare sull'eventuale pullback. In linea generale, per la nostra strategia, gli aspetti da tenere in considerazione in un grafico di A.T. prima di entrare a mercato sono:

  • il Time Frame (Weekly e Daily)
  • La presenza di un uptrend, o in mancanza di esso, una forte volatilità in trading range
  • Prezzo, momentum (ampiezza delle candele e chiusura vicino alla code)
  • Eventuali pattern candlestick o figure grafiche
  • Presenza di supporti, resistenze, trendline, pivot point
  • Volumi scambiati e trend
  • Risk/Reward di almeno 1:2 (Stop Loss e Take Profit)
  • Eventuali indicatori o oscillatori (RSI, Stocastico, Bande di Bollinger, MACD, Medie Mobili, SuperTrend, Canali di Donchian, Relative Strength Index)

Utilizzando la piattaforma TradingView è anche possibile aggiungere indicatori di analisi fondamentale al grafico del prezzo, per vedere per esempio come la quotazione ha reagito in passato al rilascio di comunicati importanti (ricavi, utili, dividendi, ecc) oppure come il prezzo sta reagendo in confronto agli attuali valori di P/E o EPS.

Se i punti precedenti sono convincenti allora sarà possibile procedere con il quinto e ultimo punto della road map: l'analisi fondamentale. 

Analisi Fondamentale

L'analisi fondamentale è un metodo di valutazione del prezzo delle azioni di una società quotata basato sulla lettura dei dati di bilancio (ricavi, utili, etc.) integrati con i dati di borsa dell'azione stessa (variazione del prezzo del titolo, variazione dei volumi scambiati, etc.), ed è così definita in quanto considera appunto i dati "fondamentali" per l'attività di un'impresa. E' importante investire in azioni di società in buona salute affinché l'uptrend possa continuare a salire. Vediamo quali aspetti è importante analizzare prima di aprire una posizione di acquisto sul mercato:

  1. Business description, investment style e stock type
  2. Shareholders, insider actions e institutional
  3. Sector, industrysector comparison e index component
  4. Financials: revenue, net income, debts, P/E vs industry, EPS, Common stockPEG, BVPS, ROA ROE, debts/FCF 
  5. Earnings and revenue growth forecastsP/E, EPS, net margin, ROE, ROA

Considerazioni


Un consiglio fondamentale per la selezione delle aziende da analizzare è quello di scartare tutte quelle che non si comprendono, cioè quelle per cui non è chiaro come facciano a realizzare introiti, qual è il loro core business. Un'azienda quindi può avere ottimi fondamentali, pessimi fondamentali oppure essere un'azienda incomprensibile o neutrale. I principali parametri da tenere in considerazione per la valutazione dello stato di salute di un'azienda sono gli utili e il fatturato crescenti nel tempo. 

Successivamente si può analizzare il P/E confrontandolo con quello dei principali competitor e con il settore. Un P/E più alto rispetto a quello del settore indica un'azienda sopravvalutata. E' importante però capire se il valore del P/E è stato influenzato da operazioni di diluizione o di buyback. Nel primo caso si verificherà un aumento del numero di azioni della società (per esempio per un aumento di capitale). L'utile distribuito dalla società verrà diviso su più azioni, l'EPS diminuirà (a parità di utili) e di conseguenza il P/E aumenterà (se i prezzi non subiscono variazioni). In tal caso si parla di diluizione degli utili. 

Anche un'operazione di buyback influenzerà il P/E ratio. Supponiamo che una società abbia 100 azioni e realizzi utili annui di 100€: l'EPS è di 1€. Se nel settore in cui opera il P/E è di 10, allora il prezzo di ogni azione sarà intorno a 10€. Immaginiamo adesso che la società riacquisti 10 azioni, ne restano perciò 90. L'EPS salirà a 1,11€; il prezzo delle azioni tenderà a salire a oltre 11 € per riallinearsi al P/E del settore. Il buyback ha, quindi, creato valore per gli azionisti, e in questo senso è positivo. Ma questa creazione di valore a breve termine rischia di avere delle contropartite negative a lungo termine. Infatti se le società hanno scelto di usare le operazioni di buyback per aumentare l'EPS, in molti casi è perché non hanno trovato il modo di aumentarlo facendo aumentare l'utile complessivo. Non solo: un ulteriore elemento di rischio per i prezzi delle azioni in futuro dipende dal fatto che molte operazioni di buyback sono finanziate con nuovi debiti, specialmente in periodi di bassi tassi di interesse. Ma quando i tassi ricominciano a salire, questo nuovo debito peserà sui bilanci.

Il rapporto tra P/E e il tasso di crescita previsto per l'esercizio in corso (espresso in termini percentuali) si chiama PEG (Price Earning / Growth). Rappresenta un utile indicatore di come il mercato valuta un'azienda. Se il rapporto P/E di una società è superiore al tasso di crescita (growth) il PEG risulta maggiore di 1, ciò significa che il titolo della società è relativamente sovrastimato; viceversa, se il P/E è inferiore al tasso di crescita e quindi il PEG è minore di 1 il titolo è sottostimato, la crescita quindi potrebbe non essere ancora stata scontata all'interno del prezzo. Secondo gli esperti quando il PEG è inferiore ad 1, è un buon momento per acquistare un'azione. Il principale problema del PEG è dato dal fatto che al denominatore (il tasso di crescita atteso) si ha una stima, che può essere corretta o meno e soprattutto può deludere o sorprendere le aspettative del mercato, quindi di fatto presenta lo stesso grado di affidabilità-inaffidabilità del P/E. Tuttavia, rispetto al P/E è molto più adatto a valutare le società Growth Small Cap, con forti prospettive di crescita di anno in anno.

Un altro parametro da considerare è il valore contabile, Book Value per Share (BVPS), che consiste nel valore totale degli asset tangibili cui si sottraggono le passività. Un valore crescente di BVPS è sicuramente un aspetto positivo. Il BVPS è inefficiente nel valutare asset intangibili, come possono essere i diritti sulla proprietà intellettuale. Ad esempio, le compagnie che sviluppano software possono creare prodotti a un costo relativamente basso e il bilancio può non riflettere il valore effettivo degli asset. In questo caso, le azioni della società possono essere scambiate a un prezzo di molto superiore al loro book value, ma non sarebbero sovrastimate.

Gli indici di liquidità sono rapporti calcolati tra varie grandezze del bilancio riclassificato al fine di evidenziare la situazione di liquidità dell'impresa. Nell'ambito delle analisi sulla liquidità aziendale, due sono i rapporti maggiormente utilizzati: il current ratio (o indice di liquidità generale) e il quick ratio (o indice di liquidità primaria). Il current ratio è il rapporto tra le attività correnti e le passività correnti ed esprime la capacità dell'impresa di far fronte alle uscite correnti generate dalle passività a breve, con le entrate correnti generate dalle attività a breve. Il quick ratio invece è dato dal rapporto tra la somma delle liquidità immediate e quelle differite, e le passività correnti ed esprime la capacità dell'impresa di far fronte alle uscite correnti generate dalle passività a breve. In generale valori di current ratio e quick ratio sotto 1 non sono considerati ottimali. Se però il business dell'azienda in questione è basato sulla produzione di beni tangibili allora il debito è sostenibile.

Il grado di dipendenza di un'azienda da fonti finanziarie esterne può essere calcolato con il debt/equity ratio, che consiste nel rapporto tra debiti finanziari netti e il patrimonio netto relativo all'ultimo bilancio disponibile. Esprime il rapporto tra i debiti su cui si pagano gli interessi e il patrimonio netto dell'azienda. In breve questo rapporto indica quanto l'azienda finanzia le sue attività attraverso il debito. Secondo gli analisti, il rapporto dovrebbe essere al massimo pari a 1, pena la perdita dell'autonomia economica e gestionale. Quanto più alto è il suo valore tanto meno equilibrata è giudicata la struttura finanziaria. Nel caso in cui il rapporto debt/equity sia basso significa che la struttura finanziaria è probabilmente equilibrata. Per esempio un debt/equity ratio pari a 0.5 significa che il debito è pari al 50% dell'intero equity.

Un altro paramentro da tenere in considerazione è il rapporto tra il debito e il Free Cash Flow (debt/FCF) per capire in quanto tempo un'azienda riuscirebbe a estinguere i propri finanziamenti. Secondo gli esperti un debt/FCF inferiore a 3 sarebbe ottimale, questo significa che l'azienda impiegherebbe circa 3 anni per estinguere i propri debiti.

Per quanto riguarda gli indicatori di redditività il ROA (Return on Assets) e il ROE (Return on Equity) aiutano il potenziale investitore a capire se convenga entrare o meno su un titolo prescelto. L'indice ROA viene utilizzato come parametro di confronto con altri indicatori, come il  ROE o il ROI (Return on Investment). Il ROA indica quanto efficacemente un'azienda fa uso di macchinari, manodopera e proprietà intellettuali, mentre il ROE indica quanto efficacemente un'azienda fa uso dei soldi degli investitori. Unitamente al ROE, il ROA dà conferma della capacità dell'azienda di creare ricchezza per l'investitore. Il ROE non tiene conto dei livelli di indebitamento ma, anzi, tende ad aumentare all'aumentare delle passività. Questo perché al denominatore del ROE è presente il patrimonio netto che è la differenza tra le attività e le passività. Se aumentano queste ultime, diminuirà il denominatore e di conseguenza darà una spinta rialzista al ROE. Il ROA invece tiene conto dell'indebitamento dato che il totale dell'attivo, cioè il denominatore del ROA, è dato dalla somma dell'attivo e del passivo. Di conseguenza, se aumentano le passività aumenta anche il denominatore facendo scendere di conseguenza il valore totale del ROA. Un investitore retail sarà quindi più interessato a utilizzare in tandem il ROE e il ROA, visto che il primo esprime la capacità della società in oggetto di creare valore per gli azionisti. Riassumendo:

  • più il ROA è elevato e meglio è
  • è buona cosa confrontare il ROE (o il ROI) con il ROA
  • il ROA può essere confrontato con quello di aziende simili
  • controllare la performance storica del ROA dell'azienda
  • il ROA deve essere superiore ai tassi di interesse offerti dalla banca centrale del Paese sede dell'azienda
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